CONOSCERE VARSI



Geograficamente il comune di Varsi è posto a 412 mt. alle pendici del monte Dosso sul fianco del fiume Ceno. Dal paese in soli due chilometri in linea d'aria si può raggiungere la vetta (mt.1275). Al centro del paese restano oggi alcune vestigia dell’ antico Castello, mentre all'inizio si estende un piccolo e pittoresco lago, che ha originato una leggenda  narrata anche dal celebre poeta della Valceno Francesco Zanetti. Le attrattive principali sotto il profilo monumentale, risalendo la valle, sono il Castello di Golaso,le parti sopravvissute del Castello del capoluogo, diverse case-torri , oratori e maestà disseminate sul territorio e la famosa Città d'Umbria, oggetto di studi fin dall'ottocento e il cui castelliere, del quale restano solo tracce di mura, mantiene inalterato il mistero delle sue origini. Ma è l'ambiente naturale che riserva le maggiori sorprese, con corsi d'acqua ancora incontaminati (da visitare le cascate del Rio Golotta) e vaste zone boschive, tra le quali spicca quella del Monte Barigazzo con i suoi antichissimi faggi, infine il fiume Ceno con ampie insenature e aree attrezzate.



Varsi conserva una notevole importanza nella storia dell'alto Medioevo italiano poiché al paese e alla sua chiesa di S.Pietro si riferiscono ben 11 carte risalenti all'età longobarda e databili tra il 735 e il 774, l'anno in cui il regno longobardo venne conquistato dai Franchi guidati da Carlo Magno.




Il paese di Varsi si trova sul versante destro della vallata del fiume Ceno, nell'alta collina parmense a 412 metri s/m, sulle pendici settentrionali del monte Dosso.

Provenendo dalle pianure della Pannonia, l'odierna Ungheria, i Longobardi entrano in Italia nella primavera del 569 e si diffondono molto rapidamente sia nell'Italia settentrionale che a sud degli Appennini, ove giungono a occupare la Tuscia, il territorio di Spoleto e quello di Benevento.
In Emilia Romagna le aree occupate per prima sono quelle di Piacenza e di Parma, a causa della loro importanza per i collegamenti diretti con la Tuscia; i Longobardi si dirigono poi verso Reggio e Modena, che tuttavia vengono riconquistate dai Bizantini, e arrivano a occupare anche Imola nel tentativo di convergere verso Ravenna, capitale dei territori Bizantini della penisola.
Non sono molto chiare le fasi dell'insediamento  dei Longobardi nella regione emiliana durante gli ultimi anni del secolo VI e i primi decenni del secolo successivo, ma si può notare che la contrapposizione con i Bizantini non porta alla formazione di aree geografiche occupate in forma stabile e omogenea, ma si caratterizza per lungo tempo attraverso situazioni estremamente fluide, che riflettono una notevole capacità di inserimento e di rapida incursione da parte dei nuovi conquistatori.
Una tappa importante viene raggiunta nell'anno 643, quando re Rotari giunge a fissare il confine dei territori longobardi lungo il corso del fiume Scoltenna (l'attuale Panaro), poi un'altra nel 727, quando re Liutprando supera la catena di presidi fortificati bizantini distribuiti tra l'Aappennino modenese e la pianura bolognese.
Dall'età longobarda e dai territori del regno longobardo ci sono giunte alcune centinaia di carte e di documenti pubblici, che in gran parte si riferiscono all'area toscana e in particolare a quella della città di Lucca, mentre numerose sono anche le carte provenienti dal territorio del ducato di Spoleto. Tuttavia, la maggioranza delle carte private non provengono dalle città del regno, ma dagli insediamenti sparsi nei territori rurali; e ciò non è senza importanza, poichè riflette il crescente peso sociale, demografico e produttivo che le campagne acquistano nei confronti dei centri urbani nell'ambito di un più largo e marcato processo di ruralizzazione delle strutture civili ed ecclesiastiche che caratterizza l'esperienza sociale e culturale dell'alto Medioevo.
E' perciò molto significativo rintracciare un nucleo di ben 11 carte, come quelle di Varsi, che si riferiscono ad un unico insediamento rurale e alla chiesa di S.Pietro e che sono numericamente superiori persino a quelle relative alla capitale del regno, Pavia, dove tra il 714 e il 769 vengono rogate 7 carte, ma tra esse soltanto la prima ha attinenza alla città, mentre tutte le altre si riferiscono a località assai diverse.
Dalle carte di Varsi emergono informazioni relative anche a nuclei abitati ora scomparsi, come il casale Cavallionano e il casale Lacore, oppure ancora esistenti, come Vianino e Golaso, e soprattutto emerge il ruolo svolto dai preti della chiesa di S.Pietro nell'accrescere il patrimonio fondiario della chiesa stessa tramite acquisti di terre e donazioni disposte da privati.
E' interessante osservare anche la persistenza di elementi del paesaggio, come il lago di Varsi, e la distribuzione degli insediamenti nella forma del casale, che appare tipica delle strutture agrarie di tradizione longobarda ed è caratterizzata dalla presenza di gruppi di poderi accentrati privi della pars dominica che diverrà poi tipica delle curtes di età carolingia.
Le carte di Varsi hanno grande importanza poichè, proprio grazie al loro numero e alla loro concentrazione, consentono di osservare molti aspetti della vita di una comunità rurale e di conoscere in maniera più approfondita quel lontano secolo VIII e quella civiltà longobarda dalla quale tutti noi deriviamo